Il plotone di alpini che si addestra con il Tor des Geants, l’ultramaratona di 356 km

Venti uomini del 5° Reggimento di Vipiteno da cinque mesi di preparano per il Tor des Geants, una delle gare più dure al mondo. Il colonnello Monti: «È una prova in cui bisogna avere la lucidità per prendere decisioni sotto stress, come in una missione all’estero»

Il plotone di alpini che si addestra con il Tor des Geants, l'ultramaratona di 356 km

Arrivano in fila indiana al rifugio, a 1.400 metri sopra Donnas. Oggi per loro è una giornata di scarico, appena una trentina di chilometri con duemila metri di dislivello. Domani invece è tosta, si deve raggiungere Gressoney, 50 chilometri, 4 colli, 4.600 metri di ascesa. Ma i venti alpini del 5° Reggimento di Vipiteno da buoni militari non indietreggiano. «La fatica è tanta e ognuno reagisce a modo suo. La difficoltà, che è anche la sfida, è capire i problemi di ognuno e risolverli» osserva il capitano Andrea Damiani, comandante di compagnia.

L’esperimento

In questi giorni stanno facendo una ricognizione, la vera prova li attende fra tre settimane: il mitico e temutissimo Tor des Geants, una delle gare di montagna più difficili al mondo, su e giù per tutta la Valle d’Aosta, 356 chilometri senza un tratto di pianura. Una prova estrema, che tipicamente si affronta in solitudine, per la prima volta sarà invece l’obiettivo di un gruppo, anzi di un vero plotone. Il progetto «Over the top» è stato voluto dallo Stato Maggiore dell’Esercito per ottimizzare l’addestramento militare. In contesti difficili contano il fisico e la testa, esattamente come nell’ultra trail. «Il soldato è l’atleta per eccellenza» sintetizza il tenente colonnello Giulio Monti, il comandante di battaglione che guiderà anche in gara il manipolo di alpini. «Saremo divisi in due squadre — aggiunge —. L’obiettivo è arrivare entro il tempo limite di 150 ore e tutti insieme». Non sono stati scelti campioni, anzi nessuno ha mai corso prima. Tranne il colonnello Monti che l’anno scorso, con un altro ufficiale, ha testato il Tor des Géants. E sa bene cosa significa. «Non è solo uno sforzo eccezionale. Bisogna avere la capacità di gestire la privazione di sonno, prevenire vesciche e irritazioni, affrontare i momenti in cui hai le allucinazioni. Bisogna avere la lucidità mentale per prendere le giuste decisioni sotto stress, esattamente quello che può accadere in una missione all’estero».

La preparazione

Il progetto è partito lo scorso marzo. I militari, dai 20 ai 37 anni, hanno iniziato con camminate leggere e brevi salitelle. Poi due prove via via più impegnative, una gara di 60 km da Poschiavo a Tirano, e il Gran Trail Courmayeur, 105 km. Adesso stanno studiando il percorso che li aspetta al Tor. A tappe, un lusso che non potranno permettersi durante la competizione dove per arrivare in tempo dovranno dormire in sei giorni non più di 15 ore. Il maresciallo Stefano Spagarino, comandante di plotone, ne è consapevole: «Tutte le sensazioni che puoi provare nella vita, felicità, dolore, armonia, sofferenza, soddisfazione, le trovi concentrate in questa esperienza. Non è facile, e sappiamo che nulla va sottovalutato».

L’alimentazione

I venti alpini pionieri sono seguiti da uno staff di esperti, per valutare gli aspetti psicologici, l’interazione tra fatica e capacità di reazione, ma anche la componente alimentare. Massimo Rapetti, biologo nutrizionista, li ha resi felici introducendo nella dieta sotto sforzo patatine e caramelle. «Le prime sono ricche di carboidrati e sale, le seconde hanno la gelatina che aiuta le articolazioni — spiega —. Dopo tanti giorni in movimento, integrarsi solo con barrette dolci può stancare. Va tenuto conto che il consumo calorico è più alto rispetto ai professionisti che impiegano meno tempo a chiudere la gara. I rischi da evitare sono non reintegrarsi a sufficienza, oltre ovviamente alla disidratazione».

Il gruppo e la leadership

Non è solo un innovativo addestramento militare o un inedito esperimento atletico. È un microcosmo per comprendere come reagisce una piccola comunità a un impegno che va oltre i propri limiti. «Gli atleti sono motivati a fare sforzi di questo tipo. In questo caso bisogna fare leva sull’appartenenza al gruppo e sul riconoscimento della leadership» aggiunge il colonnello Monti. Tutti gli uomini del plotone sono stanchi ma consapevoli di fare qualcosa fuori dal comune. L’alpino Francesco Guglielmo si è sposato a maggio. «Non ho ancora fatto il viaggio di nozze. Ma mia moglie è orgogliosa di me, è lei la prima a sostenermi».

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