Per il corriere.it ho scritto un articolo sull’uso del sensore del glucosio nello Sport.

L’articolo intero è consultabile al seguente link .

La tecnologia ormai è entrata di prepotenza nello sport, non solo per lo sportivo professionista che ha a disposizione un’intera equipe (medico, preparatore, biomeccanico, osteopata, nutrizionista) ma oggi anche l’amatore ha mille opportunità. Il biomeccanico che prepara la bici, il podologo che attraverso videocamere testa l’appoggio di corsa, l’esperto di valutazione funzionale che attraverso strumenti come l’elettromiografia ed ergometri riesce a capire quali fibre muscolari lavorano e a che intensità. Insomma, la scienza nello sport è sempre più presente, forse a volte si perde il piacere di allenarsi stando sempre attenti alle tabelle di allenamento serrate e ben dettagliate, e se vogliamo essere sinceri non si può neanche divagare visto che i device monitorano tutto e poi l’allenatore fa la ramanzina. Sicuramente quest’anno ha accelerato il processo degli allenamenti a distanza, la vecchia scheda d’allenamento scritta a mano o per email adesso è diventato un allenamento che viene direttamente caricato sul proprio smartwatch e basta solo premere un tasto per sapere cosa fare. Abbiamo sicuramente velocizzato e ottimizzato il poco tempo a disposizione e la comunicazione con il proprio coach è diventata istantanea.

Attivo per 14 giorni

Il 2021 cosa ci riserverà? Il sensore che sicuramente sta riscuotendo interesse è l’Abbott Libre Sense di Supersapiens. In pratica la tecnologia sviluppata inizialmente per soggetti diabetici è stata messa a disposizione per gli sportivi, ovviamente con parametri calibrati per il soggetto sano, e con una trasmissione continua dei dati. Il sensore viene posizionato come se fosse un cerotto con al centro un microscopico ago e monitora il glucosio nelle 24 ore, rimane attivo per 14 giorni, non è fastidioso e non impedisce i movimenti. Solitamente viene posizionato sul braccio all’altezza del tricipite e trasmette i dati tramite Bluetooth all’App sullo smartphone dove si avranno tutti i dati della glicemia. Ma quali implicazioni ha questa tecnologia? Le strategie nutrizionali per lo sportivo sono basate su dati scientifici e in base agli obiettivi di ogni singolo sportivo si calibra l’assunzione di carboidrati nell’ora. Questo strumento rende specifica la strategia sul singolo individuo. Sicuramente a beneficiare maggiormente saranno gli sportivi di endurance e ultra-endurance, poiché in queste gare la nutrizione ha un peso importante. Magari potrà essere utilizzato anche in società di sport di squadra per capire se i giocatori hanno i giusti livelli di glucosio nel sangue, mi immagino che i giocatori alla fine del primo tempo rientrando nello spogliatoio facciano il check della glicemia e in base alla risposta ci sia a disposizione una bevanda calibrata sul singolo individuo.

Integrazione calibrata

Per ora protocolli sull’uso del sensore non ne abbiamo, ma la logica vuole che una volta indossato il sensore si vadano a monitorare le abitudini sportive consolidate nel tempo e verificare se il corpo reagisce come ci aspettavamo. Successivamente si farà una nuova strategia e si andrà a verificare se è stato fatto tutto nel modo corretto. Banalmente potrò scegliere carboidrati a basso indice glicemico per avere una risposta più blanda e costante oppure se necessito di un incremento più repentino sceglierò uno zucchero «più veloce». L’esempio più classico che si può fare è vedere in un lungo (la classica uscita del weekend per intenderci) quando la glicemia diminuisce repentinamente rispetto alla prima fase e calibrare l’integrazione nelle uscite successive in base a tale risposta. La cosa interessante è che non solo si potrà valutare il timing ma anche la quantità di carboidrati da assumere. Il timing non è solo durante la gara, ma anche nel pre e post, se comprendo come stabilizzare la glicemia prima della partenza avrò sicuramente un vantaggio e farò la prima frazione con più serenità. Nel post, in base alla risposta del mio organismo sceglierò come fare il refill di carboidrati, se più repentino o più graduale. Oppure dopo un allenamento che non sia solo aerobico, ma anche con i pesi o lattacido come le ripetute, se comprendo quando diminuisce la glicemia potrò ottimizzare l’integrazione post-esercizio, magari qualcuno dovrà integrare subito e altri aspetteranno qualche minuto in più.

Dati da interpretare

Gestire tutto in autonomia è abbastanza complesso, poiché il processo è molto di più di «diminuisce la glicemia e allora assumo carboidrati», non siamo una stufetta a pellet da far andare alla massima potenza, ma abbiamo dentro il nostro corpo centinaia di reazioni chimiche, risposte ormonali importanti, ritmi circadiani di cui tener conto, obiettivi sportivi più disparati e quindi tutto il processo deve essere razionalizzato. Ricordiamoci sempre che l’endurance vive del metabolismo lipidico e ognuno ha la propria strategia, se sono un diesel e vado piano non mi serviranno molti carboidrati. Eccedere con un consumo di carboidrati inibisce il consumo di grassi, quindi tutto deve essere calibrato molto bene. Ed è anche vero il contrario, quando si ha a che fare con atleti di alto livello non solo si ha a che fare con capacità fisiche fuori dal normale, ma anche con capacità di gestione dei carboidrati elevatissime. Ad esempio se un soggetto sovrappeso fa attività fisica e si allena per dimagrire, il sensore non servirà alla performance, ma all’ottimizzazione dell’allenamento per i suoi scopi.

Il nodo dell’ok delle federazioni

In gara si può utilizzare? Questa è una domanda interessante, vedremo le federazioni come risponderanno. Il sensore nasce medicale, ma la versione per lo sportivo è settata per valori relativi solo al soggetto sano. Prima di utilizzarlo in gare sicuramente bisognerà attendere una risposta delle singole federazioni.

Dott. Massimo Rapetti

Biologo Nutrizionista

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